Rimini

Ristoranti Rimini e provincia
Restaurants Rimini

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RISTORANTE
Restaurant
UBICAZIONE
Location
Ristorante Pizzeria Carlos Rimini
Ristorante Locanda I Girasoli Misano Adriatico
Al Pescatore Riccione
Ristorante Pizzeria Canasta Riccione
Bounty Pub Ristorante Pizzeria Rimini

I nostri consigli per mangiare bene nei ristoranti in Rimini e Provincie.

Protagonista assoluta di questa località fatta di sole, spiagge e divertimenti è senz’altro la Piadina, presente in tutte le sue varianti, sia come antipasto che come secondo piatto.
Fra i primi piatti , i più tipici sono le minestre, come i ‘Maltagliati con Fagioli‘, gli ‘Strozzapreti‘, la ‘Tardura‘, i ‘Bassotti‘ e la ‘Minestra Matta‘. Particolarmente famoso è il ‘Ragù alla Romagnola.’
Anche le carni abbondano , piatti caratteristici ‘Pollo e Coniglio alla Cacciatore‘, il ‘Castrato‘ , l’’Ossobuco‘ le ‘Quaglie‘ allo spiedo o al fono e le Polpette.
Rimini non si fa mancare nemmeno i dolci. Un esempio possono essere i ‘Ravioli con le Castagne‘ , la ‘Ciambella della Nonna‘ i ‘Sugal‘, i ‘Migliaccio’ e i ‘Sabadon‘ e molti altri.
Tra i vini bianchi ci sono l’Albana, il Pagadebit e il Trebbiano. I vini rossi più caratteristici sono il San Giovese e il Cagnina.

Informazioni turistiche città di Rimini

CENTRO STORICO – VERUCCHIO
Alla fine dell’ 800 la sede comunale venne trasferita nel palazzo della famiglia Ripa, che si affacciava proprio al centro della piazza Malatesta; lo scalone settecentesco venne abbattuto e la facciata rifatta in stile neo ­ gotico, perdendo per sempre l’antico palazzo signorile. Nel nuovo Palazzo del Comune, inaugurato il 1° dicembre 1895, sono conservate pregevoli opere pittoriche nella sala consigliare, di recente restaurata sono esposti due grandi pannelli con “Il trionfo di Galatea” e “Venere e Adone” opera attribuita ad Ignazio Stern; alla scuola bolognese di Carlo Cignali (1628 ­ 1719) sono attribuiti due ovali con figure femminili, “La pittura” e “La scultura”. È esposto in Comune anche il paliotto in scagliola policroma del verucchiese Nicola Flamini, opera tarda (è datata 1746), caratterizzata dal vasto fondale prospettico della cappella centrale, e dalla vivacità cromatica, con i toni predominanti del giallo, dell’azzurro e del rosso. Anche i portici sono una innovazione ottocentesca, furono ricavati sotto il palazzo Ripa e sotto il palazzo che gli fu allacciato a fianco. Dalla nobile famiglia Ricci venne acquistato il palazzo trasformato in scuola pubblica maschile, mentre la famiglia Nicolini ­ Carabini vendette il proprio stabile alla Cassa di Risparmio che qui aveva aperto la sua prima filiale. Tutti questi edifici sono ancora affacciati sulla piazza oggi denominata “Malatesta”, insieme ad altri interessanti palazzi storici, come il palazzo Giungi ­ Morolli, e il palazzo Bedetti, già neoclassico; poco distante, in via dei Martiri n. 32, si ammira il palazzo Pecci, caratterizzato dall’importante colonnato di contro alla strada; anche questa costruzione si ispira allo stile neoclassico, ammiccando alle opere del Poletti.

CONVENTO FRANCESCANO e CHIESA DI SANTA CROCE
Secondo la tradizione il santo ha percorso questi luoghi nel maggio del 1213. Durante il percorso verso Rimini si sarebbe fermato in una selva ai piedi del colle di Verucchio, dove sorgeva un piccolo romitorio dedicato alla Santa croce, e qui avrebbe compiuto alcuni miracoli e avrebbe piantato e fatto rinverdire il suo secco bordone di cipresso. Ben presto il piccolo romitorio fu trasformato in convento, affiancato da una chiesa dedicata alla Santa Croce, tuttora esistente. Il luogo in cui sorge, per il suo isolamento e per la presenza di ulivi e di cipressi, è ancora oggi assai suggestivo; vicino ad esso scaturiscono acque curative che ricordano il miracolo della sorgente, mentre nel chiostro del convento si può ammirare il cipresso piantato da San Francesco un colossale, rarissimo monumento vegetale che i botanici, confortando la leggenda serafica, ritengono vecchio di almeno settecento anni. Oltre al cipresso (altezza attuale, dopo il crollo della cima avvenuto il 6 dicembre 1980, m. 25 circa, circonferenza massima del tronco m. 7,37), nell’ambito del convento viene indicato il luogo in cui la tradizione vuole sorgesse la capanna di San Francesco. La chiesa ha un bel portale trecentesco, dal vasto interno neoclassico, dal raffinato coro rinascimentale intarsiato; e sulla parete di sinistra, fra gli archi ottocenteschi, uno stupendo affresco dai colori chiari, popolato di molte figure rappresenta la Crocifissione, ed è stato dipinto nella prima metà del Trecento da un ottimo artista di scuola riminese.

CASTEL SISMONDO
Del Castello, fatto costruire nel Quattrocento da Sigismondo Pandolfo Malatesta, è superstite il solo nucleo centrale. Sigismondo ne iniziò la costruzione il 20 marzo del 1437, penultimo mercoledì di quaresima, alle ore 18.48 giorno, ora e minuto probabilmente erano fissati da un oroscopo predisposto con cura dagli astrologi di corte. Ne proclamò la conclusione “ufficiale” nel 1446, un anno per lui particolarmente fortunato ma in realtà vi si lavorava ancora nel 1454. Il castello fu concepito come palazzo e fortezza insieme, come degna sede per la corte e per la guarnigione e come segno di potere e di supremazia sulla città. Come architetto dell’opera fu celebrato dagli scrittori di corte lo stesso Sigismondo, che infatti se ne attribuisce la paternità nelle grandi epigrafi marmoree murate nell’edificio. Se per architetto intendiamo l’ispiratore, l’ideatore, il coordinatore, cioè un committente con esigenze e idee ben precise, allora possiamo accettare questa “attribuzione”. In ogni caso egli si è servito dell’opera di diversi professionisti e specialisti; abbiamo notizia di una importante consulenza eseguita a lavori da poco iniziati da Filippo Brunelleschi, che nel 1438 fu a Rimini per un paio di mesi e compì tutta una serie di sopralluoghi alle principali fortezze malatestiane in Romagna e nelle Marche. La costruzione conserva un notevole fascino, con le sue grosse torri quadrate e le poderose muraglie a scarpa, il cui effetto originario, quando si innalzavano dal profondo fossato, doveva essere formidabile; e Roberto Valturio non a torto le paragonava, per la loro inclinazione e la loro grandiosità, a piramidi. L’ingresso verso la città, che era un terrapieno e da un doppio rivellino con ponti levatoi, è ornato da uno stemma costituito dal classico scudo con bande a scacchi, sormontato da un cimiero a testa d’elefante crestato e affiancato da una rosa quadripetala si tratta di un rilievo d’ispirazione pisanelliana, di buona qualità, scolpito da un artista probabilmente veneto, come dimostrano le cadenze goticheggianti della figurazione. A sinistra e a destra dello stemma è scritto “Sigismondo Pandolfo” in caratteri gotici minuscoli, alti e pittoreschi. Fra lo stemma ed il portale marmoreo è murata una delle epigrafi dedicatorie del castello, con un solenne testo latino scolpito in caratteri lapidari (uno dei primi esempi di “rinascita” dei caratteri classici). Per Sigismondo il castello doveva rappresentare visivamente la fortezza del potere, secondo un concetto ancora del tutto medievale, realizzato necessariamente in forme tradizionali, cioè più espressionisticamente pittoresche che razionalmente armoniche; come dimostrava la mutevole prospettiva delle torri, la compattezza delle cortine merlate, l’uso costante di archi acuti e di inserti lapidei e ceramici, lo sfarzo delle dorature e degli intonaci colorati in verde e rosso (i colori araldici malatestiani) documentati dagli scrittori. In questo suo amatissimo castello Sigismondo è morto il 9 ottobre del 1468.

PALAZZO DEL PODESTA’ – RIMINI CENTRO STORICO
Fu eretto attorno al 1330 come residenza per il Signore della città. Subì consistenti modificazioni nel XVI secolo; la forma attuale si deve ad un ripristino dei primi decenni del XX secolo.
Al piano terreno sono presenti tre archi gotici frontali; da quello centrale pendeva la corda destinata all’impiccagione dei rei. Al piano superiore, merlato, si aprono altre cinque finestre minori.